lunedì 9 luglio 2012

Cosa fare praticamente per regolamentare, ridurre e far crescere..

Ecco il seguito dell'articolo precedente:

Cosa fare praticamente per : - Regolamentare i mercati, - Ridurre spese e debito, - Far crescere l’occupazione

Milano, 30/06/2012

Molte indicazioni, sul cosa fare e relative motivazioni, sono state espresse nei precedenti articoli di questo blog ed in particolare in:
a)      Ridurre lo spread pagando in BOT una parte degli stipendi della P.A.,  del 21 gennaio 2012,
b)      Ridurre i costi della Politica,                                                                del 25 gennaio 2012,
c)      E’ ipotizzabile l’esistenza di una “Al Qaeda” finanziaria?,                    del  08 febbraio 2012,
d)      Creare nuovi posti di lavoro: il Governo cosa può fare,                       del 27 febbraio 2012,
e)      A furor di popolo,                                                                              del 07 aprile     2012.

 Mi limito perciò a farne un elenco, anche perché “reperita juvant”.

1)      Regolamentare i mercati finanziari.
·        Proibire qualsiasi transazione finanziaria a società anonime e ad intermediari qualora non si possa risalire al vero mandante.
·        Proibire le operazioni ‘allo scoperto’, proibendo a qualsiasi ente anche il prestito di titoli propri o di clienti, come stranamente la Consob permette alle banche.
·        Proibire la creazione e la vendita di prodotti ‘derivati’ con a garanzia un altro derivato o comunque un altro prodotto a sua volta garantito e proibire alle banche come ad ogni ente pubblico l’acquisto di qualsiasi derivato.
·        Regolamentare le società di ‘rating’ attraverso la costituzione di una commissione europea col compito di controllarne le metodologie di lavoro e le conclusioni e di dettare i tempi e le modalità di comunicazione.

2)  Diminuire il debito pubblico   
·        Da subito, lo Stato dovrebbe pagare in buoni decennali il 50% della quota degli stipendi annuali complessivi netti superiore a 30.000 euro ed il 100% di quanto supera i 60000. Infatti, sarebbe assurdo mettere all’asta certificati per pagare in euro stipendi superiori, che lo stato dovrebbe necessariamente tagliare.
·         Nessun dipendente dello Stato o ad esso assimilabile può percepire uno stipendio o una pensione, ai più alti livelli di responsabilità, complessivamente al lordo più di 150.000 euro all’anno. L’intero mondo retributivo Pubblico sarà sì, come in ogni azienda ben organizzata, a forma piramidale con circa 12 fasce retributive, ma la  retribuzione media annuale lorda di tutto il sistema non deve superare i 25.000 euro.
Inoltre in ogni fascia si dovrà istituire il concetto di merito o demerito che può
portare al massimo di un 10% al livello retributivo della fascia superiore ed un 10% al livello retributivo della fascia inferiore, premessa per un futuro cambio di fascia.
·        Bisogna abolire i vitalizi e chi già li percepisce come pensione, non può prendere più di una pensione, ma integrarne la più favorevole con i contributi versati..
·        Bisogna abolire totalmente i finanziamenti o contributi di qualsiasi tipo  ai partiti e mettere a disposizione una rete televisiva per tribune elettorali ed un portale per stabilirne l’interattività con i cittadini.
·        Lo stipendio di ministri e di persone con posti decisionali e di responsabilità nella pubblica amministrazione centrale o periferica ( Finanza, Giustizia, Sanità, Regioni, Province, Enti locali, ecc..) deve essere parzialmente, ed inversamente, legato alla variazione percentuale del debito pubblico, con precisi obiettivi relativi al proprio campo di attività. Questo incentivo può aiutare a combattere l’evasione fiscale, con l’aggiunta anche di premi ‘una tantum’ nel caso di individuazione di evasori totali, ad eliminare gli sprechi e le opere incompiute.
·        Organizzare lo sfruttamento, al meglio, di strumenti e tecnologie, anche costose, in settori quali la Sanità e la Giustizia. I medici di famiglia, ad esempio, potrebbero essere raggruppati in mini ambulatori, con prime visite anche strumentali (ecografie, elettrocardiogramma,..) onde creare un servizio migliore al cittadino e un buon filtro per l’eliminazione di tanti codici ‘bianco’ nei “Pronto Soccorso”; negli ospedali, invece, si potrebbe introdurre l’orario continuato fino a notte, utilizzando a part-time medici specialisti e/o tecnici, per esami con apparecchiature costose (TAC, RNM,ecc…), attualmente sfruttate anche solo per il 30% della loro capacità.
·        Eliminare una Camera del Parlamento, Eliminare alcune Province, Accorpare alcuni Comuni, Eliminare Enti inutili, mandando a casa tutti i politici in esubero e creando attività part-time per garantire e migliorare i servizi su una fascia oraria allargata.

2)    Favorire la crescita
·        Introdurre il quoziente d’impresa
   Con passate iniziative di detrarre gli utili reinvestiti, si ottenevano sì dei risultati positivi ma molto inferiori alle attese, in quanto, spesso, questi utili venivano spesi solo a beneficio personale dell’imprenditore.
Con il “Quoziente d’impresa”, la tassazione non sarebbe uguale per tutti ma, in base ad un intelligente algoritmo, inversamente proporzionale al numero di persone, assunte a tempo indeterminato, che hanno contribuito alla produzione dell’utile.
·        Rendere l’assunzione a tempo indeterminato meno costosa di qualsiasi altro tipo di collaborazione.
·        Esentare le imprese dal pagamento della quota INPS a carico di ogni nuovo assunto a tempo indeterminato, che se la vedrebbe decurtata dal suo stipendio. Poi, dopo ogni anno, l’azienda prenderebbe a suo carico un 20% di tale quota, fino a riassorbirla tutta dopo 5 anni. In questo modo, l’azienda risparmierebbe inizialmente circa il 35%, il lavoratore avrebbe il lavoro e si garantirebbe un aumento annuo, per la sola Inps, di circa 8,5% ed il Governo si ritroverebbe un nuovo occupato e con una crescita del PIL.
·        Far partire opere pubbliche, riprendendo tutte le opere incompiute, quali ospedali, carceri, alberghi, ecc.. e nel frattempo chiamarne ai danni gli eventuali responsabili e definendo da subito l’utilizzo, con appalti e contratti, dell’opera da completare.
·        Definire tutte le attività nel Pubblico che possono prestarsi, qualitativamente e produttivamente bene, ad un loro svolgimento in part-time e riconvertire su queste le risorse che ne facciano richiesta o quelle appartenenti a nuclei famigliari con diverse entrate.
·        Favorire la nascita o la crescita di aziende con idee innovative, sensibilizzando le banche ad impieghi su valutazione di idee e progetti e/o creando una piccola banca con una commissione preparata ad hoc, con funzione anche di supporto, consulenza e marketing.

sabato 7 luglio 2012

Siamo già nel pieno della terza guerra mondiale,

Milano 28 giugno 2012

Siamo già nel pieno della terza guerra mondiale,
         troppi non sanno, non vedono, non sentono o non vogliono,
           qualcuno cerca di fare, ma si potrebbe e dovrebbe fare di più !?..

  • Non si sa chi è il nemico, non lo si vede e non lo si sente; non si sentono rumore di armi o rombo di aerei bombardieri e nessuno è partito per un ipotetico fronte,
  • i tantissimi pensionati continuano a ricevere regolarmente la pensione e tutti i dipendenti dello stato o ad essi assimilabili, come politici, amministratori, ecc.. continuano a percepire anche lauti stipendi,
  • chi non ha mai lavorato, ha vissuto e continua a vivere sempre con l’aiuto di qualcuno,
  •  i politici ed i parlamentari sono in grande fermento solo per decidere sulle ‘primarie’ , sul ‘presidenzialismo’, sulla legge elettorale ed attirano principalmente su questi temi e su qualche ‘sparata’, (come quella che con l’uscita dall’euro la crisi si risolverebbe con stampa a ‘iosa’ di moneta nazionale), l’attenzione di tanti giornalisti  potenzialmente bravi.
 Con questo scenario e queste constatazioni, l’affermazione contenuta nel titolo sembrerebbe opera di un visionario e le situazioni critiche, all’ordine del giorno,
come la chiusura  di alcune aziende, a volte con il suicidio dell’imprenditore, la perdita di lavoro da parte di molti dipendenti di aziende private, la presenza improvvisa e la scoperta continua di nuovi e molti isodati  con la riforma delle pensioni, l’incremento del carico fiscale, ecc..,
sembrerebbero solo dovute ad una normale crisi economica del paese.

Ma una strana, inedita e devastante guerra è veramente in atto.
Tutti gli Stati di tutti i continenti della terra sono ad alto rischio. E’ vero che Giappone e America, sopravvivono al loro enorme debito pubblico, immettendo sul mercato sempre nuova liquidità ‘ristampata’, ma questo è ancora possibile nei paesi con numerose materie prime e soprattutto con un grande mercato di esportazione che permette di mantenere alto il valore della propria moneta. Ma, se si dovesse acuire la crisi dei paesi importatori, il grande debito pubblico non potrebbe trasformare in “pane”, per i propri cittadini, la ristampa di nuova moneta o carta ‘straccia’.
Se a questo si aggiunge che ogni Stato detiene direttamente, tramite banche centrali, o indirettamente tramite altre banche, società finanziarie o fondi vari, come quelli pensione, parte del debito degli altri Stati, ( si dice in proposito che la Cina detenga almeno il 50% del debito Americano), il ‘default’ di uno Stato distruggerebbe di colpo crediti e ricchezze degli altri .
In conclusione, uno Stato, se va in  ‘default’ , non può più pagare nessuno e tutte le situazioni evidenziate all’inizio di questo articolo sarebbero improvvisamente ribaltate e pagherebbe le gravissime conseguenze di una guerra perduta anche chi si era ostinato a non vederla, a non sentirla, a non parlarne e a non coinvolgere se stesso e gli altri per combatterla.
Se poi più di uno Stato va in ‘default’, a causa degli innumerevoli intrecci finanziari tra tutti gli Stati, si potrebbe scatenare una reazione a catena così grande da poter ipotizzare la fine di quel mondo civile, sociale ed economico che con grande fatica, intelligenza e qualche errore, l’uomo ha costruito negli anni.
Ma conoscere le conseguenze catastrofiche di questo tipo di guerra, ci deve aiutare a trovare le soluzioni giuste perché questo non avvenga, così come si è fatto dopo la scoperta delle armi atomiche e chimiche di distruzione di massa.
I Governi esecutivi sono forse gli unici ad aver capito che questa, non convenzionale, terza guerra mondiale è in atto da diversi mesi.
Non si parte per il fronte ma è il fronte che va e viene dove si vuole colpire; ora è nelle principali borse europee e mondiali ed in futuro potrebbe direttamente ed improvvisamente entrare nelle case anche di chi credeva di essere al sicuro con la porta blindata.

Chi detta le leggi è un mercato anonimo, anche perché non lo si vuol conoscere, spregiudicato, fuori da regole non scritte e/o eccessivamente permissive.
Ecco perché tutti i Governi, a cominciare dal nostro, avrebbero dovuto e comunque dovrebbero fare queste tre cose fondamentali:
1)      Regolamentare i mercati finanziari.
E’ questa la prima vera riforma “anti-spread”.
Questo intervento è fondamentale e prioritario onde evitare i rischi di sempre nuove crisi e grandi speculazioni finanziarie.
Per attuarlo sono necessari l’accordo e la collaborazione quantomeno di Europa, America, Cina e Giappone e per scrivere bene queste regole servono dei veri tecnici preparati ed affidabili.
      2)  Diminuire il debito pubblico   
Sin dalla loro costituzione tutti gli stati dovevano chiudere il bilancio in parità. Eventuali avanzi di bilancio dovevano tradursi nell’offerta di maggiori e/o migliori servizi ai cittadini o in una diminuzione del carico fiscale. Chiaramente poteva capitare, ed è capitato, che impreviste calamità naturali o particolari investimenti pluriennali richiedessero liquidità tramite l’emissione di certificati del tesoro. Ma, e sembra ovvio, la creazione di un debito richiede la stesura e la realizzazione di un piano di rientro. Purtroppo nel tempo nessun governo si è dimostrato così virtuoso da chiudere i bilanci almeno in pareggio e, tanto meno, di cercare di togliere i debiti fatti da governi precedenti; questo è avvenuto praticamente in ogni stato del mondo ed anche in Germania, virtuosa solo perché produce un PIL di gran lunga più elevato di un debito comunque molto alto.
Anche se, concettualmente, questo punto vale per tutti gli Stati, la sua attuazione deve essere personalizzata dai singoli Governi, alla luce dell’entità del debito e dei suoi interessi, del livello etico e professionale della classe politica ed amministrativa  e delle situazioni economiche, morali e sociali della propria popolazione.
3)    Favorire la crescita
    Questo punto è strettamente legato al precedente. La crescita dell’occupazione migliora le      condizioni di vita ed in particolare aumenta il PIL, che associato ad una diminuzione della spesa pubblica, può creare l’avanzo di bilancio necessario per la diminuzione del debito pubblico e dei suoi ormai insostenibili interessi.                                  
Ma, a differenza del punto precedente, per lo sviluppo si richiede una unità politica europea, che permetta sì di delocalizzare alcune attività di basso valore aggiunto, ma porti avanti iniziative strategiche ed operative per lo sviluppo in Europa di attività innovative ed ad alto valore aggiunto.
La globalizzazione, infatti, resasi necessaria a seguito della consapevolezza, attraverso l’immenso ed incontrollabile mondo dell’informazione, da parte di miliardi di individui, come cinesi e indiani, di poter vivere in condizioni più umane, sembra un male per la concorrenza imbattibile nella produzione di prodotti ormai maturi da anni, ma rappresentano anche un enorme opportunità, con il loro nuovo e immenso mercato, per l’esportazione di prodotti innovativi che chi dispone da anni di cultura, ricerca e tecnologia dovrebbe produrre.       

In conclusione, il sapere cosa bisogna fare è abbastanza chiaro e le indicazioni sul loro sviluppo operativo sarà oggetto di un successivo articolo di approfondimento.
Comunque, il come fare le cose è più difficile perché tocca gli interessi di molti che dovrebbero proporlo, e/o approvarlo e/o accettarlo e poiché il livello etico nel paese non si è dimostrato sempre accettabile, ritengo sia indispensabile introdurre, per la prima volta ed a tutti i livelli decisionali e di responsabilità esecutiva l’OBBLIGATORIETA’ di “Feed-back” periodici e finali da parte delle persone responsabili e con assunzione di responsabilità.

sabato 7 aprile 2012

“ A FUROR DI POPOLO …. “

07/04/2012

“ A  FUROR  DI  POPOLO …. “
Trattasi di strategia o incapacità?

La corruzione, le ‘malefatte’, i privilegi, gli sprechi non sono più sensazioni o asserzioni solo di qualcuno. Ormai non si contano più le testimonianze riportate anche dalla carta stampata.
Basta leggere solo alcuni libri come ‘La Casta’, ‘Sanguisughe’, ‘Spudorati’, ‘Il sottobosco’ e le bibliografie allegate per rendersi conto che diverse migliaia di persone della politica e della pubblica amministrazione  percepiscono stipendi o pensioni spudoratamente elevati ed in parte anche illeciti.
Se a quanto descritto nei vari libri si aggiungono gli scandali che emergono quotidianamente, come i fattacci della ‘Margherita’ e della ‘Lega Nord’,
è logico capire che la situazione è sconcertante e non più sopportabile.
Pensando poi alle continue emissioni di titoli pubblici, con lo spread che conosciamo, necessarie per pagare anche queste nefandezze tutte in euro e non, almeno parzialmente, cosa che dovrebbero fare tutti gli stati, con BTP o Bot ,
vien da chiedersi come mai il Governo non ha affrontato prioritariamente queste situazioni.
Non necessitano persone con grande intelligenza per capire che bisognava intervenire pesantemente ed immediatamente con operazioni di giusta pulizia e giusto recupero di ingenti somme.

Proprio per questo ipotizzo che l’attuale Governo stia realizzando, come cosa prioritaria, grandi riforme ( abolizione ICI, rivalutazione rendite catastali, pensioni, …) che impoveriscono sempre di più il ceto medio e proprio con il consenso o il silenzio assenso di tanti privilegiati.
Probabilmente, fra non molto, quando la maggior parte della popolazione sarà sufficientemente disperata ed ‘incazzata’, il Governo tenterà di tagliare e fare pulizia e, per ottenere dei risultati significativi, sarà indispensabile un consenso a furor di popolo, ormai già pronto.

Mi auguro che l’azione del Governo stia seguendo questa od un’analoga strategia perché, in caso contrario, siamo caduti dalla padella nella brace.   

mercoledì 4 aprile 2012

Parlamentare, chi può farsi eleggere?

04/04/2012

Parlamentare, chi può farsi eleggere?

Tra febbraio e marzo del 2012, ‘Striscia’ ha mostrato interviste a diversi parlamentari sulla loro conoscenza dell’articolo 18, su cui a breve saranno chiamati a votare.
E’ stato a dir poco sconcertante vedere e sentire diversi parlamentari che non avevano la minima idea su cosa fosse l’ormai ultra famoso articolo 18; l’unico degli intervistati, che sembrava più documentato, ha affermato che si trattava della non possibilità di licenziamento nelle aziende con MENO di 15 dipendenti.
Già in parlamento sembra che ci siano, come più volte affermato in TV da ‘Italia dei valori’, molte persone non solo indagate ma anche condannate per reati e se a queste aggiungiamo gli ignoranti è logico chiedersi :
-         ma da chi siamo rappresentati!? 
-         Perché li abbiamo votati o chi ce li ha messi?
Due cose sono certe e cioè che queste persone non dovrebbero essere in parlamento e che la maggior parte dei cittadini, non potendo conoscere le reali caratteristiche dei vari candidati, avrebbero bisogno di leggerne il curriculum dettagliato presentato da un garante, che potrebbe essere anche il partito politico.
I politici dicono che, con il voto, il popolo è sovrano ma, perché lo sia veramente, è necessario che i cittadini abbiano tutte le informazioni corrette dei candidati e che siano essi, sempre con il voto, a decidere chi li deve governare.
Un vero leader, infatti, non è lui a chiedere i voti ma viene acclamato e votato dal popolo anche su indicazioni  motivate di un garante che, così, se ne assume la responsabilità.
Infine, il politico che in passato ha sostenuto ideologie che attualmente sono superate, non può riproporsi con altre ideologie ma deve andare a casa. Si può correggere o modificare un’opera e comunque un’azione che potremmo definire ‘tattica’ ma non l’ideologia che possiamo definire ‘strategia’.
Se poi a quanto premesso (curriculum, fedina penale, ideologia) si aggiungesse la clausola che con la politica non ci si può fare ricco (niente vitalizio, niente privilegi, niente plurincarichi e stipendio adeguato al lavoro svolto),
la riduzione dei parlamentari sarebbe automaticamente realizzata.   

TASSARE LE RENDITE FINANZIARIE :

TASSARE LE RENDITE FINANZIARIE :
   Lo chiedono in TV i politici di estrema sinistra

La richiesta insistente, specialmente da parte di politici come Ferrero, di tassare le rendite finanziarie sembra evidenziare la convinzione che chi risparmia ed investe in titoli di stato o titoli azionari sia un furbo che guadagna a spese dei cittadini e non paga le tasse.
Innanzi tutto bisogna dire che solo grazie ai tanti piccoli investitori esistono aziende che danno lavoro a milioni di persone. Infatti le grandi aziende non sono padronali come si può dimostrare prendendo ad esempio Unicredit, i cui più grandi azionisti sono la Fondazione Libica con il 7,5% ed il Fondo Arabo Aabar con il 5%.
Inoltre già da molti anni è più corretto parlare di perdite e non di rendite finanziarie come si può lapalissianamente dedurre dalle quotazioni di importanti titoli come Enel, privatizzata da D’Alema praticamente (dopo un raggruppamento) a circa 8,5 euro e che ora viaggia sui 3 e dallo stesso Unicredit che negli ultimi 10 mesi è sceso di oltre l’80% (ricordo che per recuperare una perdita dell’80% il titolo dovrebbe risalire del 500% !).
Comunque anche sulle perdite si pagano le tasse in quanto gli eventuali dividendi, al netto già delle tasse (circa il 50%) pagate dall’azienda, nel passaggio ai soci sono tassati di un altro 20%, indipendentemente da qualsiasi minusvalenza esistente ed inoltre, sul dossier in banca, il bollo esistente su un importo complessivo superiore a 50000 euro è stato aumentato di ben dieci volte dall’ultima riforma Berlusconiana.
Che poi ci siano in questo mondo finanziario regole che favoriscono l’azione di spregiudicati speculatori come la commercializzazione di strani certificati e derivati e l’utilizzo di strumenti come l’effetto ‘leva’ e le vendite alla scoperto, stranamente ancora riammesse dalla Consob e supportate, ancora più stranamente, dalle banche direttamentente o, dietro interesse, con il prestito di titoli dei suoi clienti, è vero e ci vorrebbe un intervento del governa per sollecitare la Consb e la B.ca d’Italia.
Ugualmente si dovrebbe modificare, a livello mondiale, la possibilità di creare derivati a catena, come quelli che partendo dai mutui americani sono arrivati su tutti i mercati con nuovi nomi, a loro volta in garanzia di nuovi certificati e così via determinando poi fallimenti e gravi perdite anche in comuni e province italiane.
Tutto questo, però, non è stato fatto e non risulta sia all’ordine del giorno né in Italia, né in Europa e neanche in America e questo significa che il pericolo di una nuova crisi finanziaria mondiale non solo non è stata scongiurata ma, qualora dovesse riversarsi su paesi ancora ‘in sala operatoria e sotto il bisturi e quindi troppo vulnerabili, potrebbe creare danni irreversibili.

martedì 6 marzo 2012

NAZIONALIZZARE IN PARTICOLARE LE BANCHE :

NAZIONALIZZARE IN PARTICOLARE LE BANCHE :
  Lo chiedono in TV i politici di estrema sinistra

Le principali banche italiane, quotate in Borsa, sono ormai delle ‘public company’, con migliaia di piccoli soci privati. Nazionalizzare significa che lo Stato dovrebbe lanciare una ‘OPA’ (Offerta Pubblica d’Acquisto) e per fare questo dovrebbe disporre e sborsare miliardi di euro. Ma se ora, col debito pubblico alle stelle, per pagare interessi e gli stipendi statali il Governo è costretto ad emettere continuamente nuovi titoli di stato, ‘Nazionalizzare’  è una richiesta improponibile ed assurda.
E’ vero che, in passato, quando le più grandi banche ed aziende come Enel, Eni, Telecom ed Alitalia erano dello Stato questi stessi politici erano contrari a qualsiasi privatizzazione e forse sarebbe stato giusto non privatizzare tutto e soprattutto le aziende più sane, ma l’eccessiva ingerenza dei politici nella gestione dei Consigli di amministrazione ed il debito pubblico sempre crescente dagli anni ’80, aveva costretto i governi, dal 1995 al 2000, a privatizzare.
Comunque bisogna ricordare che i più grandi fallimenti si sono avuti con Società nazionali.
Basti ricordare il Banco di Napoli e l’Alitalia.
In entrambi i casi gli amministratori responsabili dei fallimenti hanno avuto liquidazioni d’oro, invece di essere cacciati a calci e con addebiti di responsabilità, mentre tutti i piccoli azionisti, circa 50.000, hanno perso tutto e senza poter registrare perdite o minusvalenze.
Io avevo 30000 azioni del Banco di Napoli del valore di circa 30 milioni di lire e nel ’97 ricevetti una lettera in cui si diceva che l’assemblea dei soci, presieduta e gestita da uomini nominati dal Governo, per salvare il posto ai dipendenti, poi risultati tra i più pagati del mondo bancario, aveva deciso che le azioni ordinarie valevano ZERO. Per legge si doveva dichiarare il fallimento e con tutti i beni immobiliari si potevano pagare i debiti e distribuire il resto tra i soci; ma il sindacato non  
poteva accettare il licenziamento dei dipendenti, compreso i responsabili dei debiti.
Poi, il Banco, ripulito dai debiti, veniva svenduto al San Paolo di Torino, con cui riprese subito a macinare utili.
Anche dell’Alitalia avevo 10000 azioni (circa 10 milioni di vecchie lire) e se fosse stata prelevata da Air France con tutti i debiti ed il personale, io come gli altri 30000 piccoli soci, saremmo rimasti soci e potevamo sperare in una ripresa del titolo sotto la guida di una società competente, seria ed affidabile. Invece, ancora una volta, con la testardaggine del solito sindacato e la ventata nazionalista del nuovo governo, il marchio Alitalia ed i pezzi buoni sono stati venduti ad una nuova nascente società in mano solo agli uomini di una cordata di imprenditori ‘in tutt’altre faccende affaccendati’,  mentre i 30000 piccoli azionisti della vecchia Alitalia hanno perso tutto.
Tutto questo per dire che le cose non andrebbero meglio se si potesse nazionalizzare; il Governo ha il grande potere di legiferare e controllare ed è con questi mezzi, se è bravo, che deve armonizzare la vita sociale del Paese.

lunedì 27 febbraio 2012

CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO: Il Governo cosa può fare?

CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO:
          Il Governo cosa può fare?

Un Governo che deve diminuire gli eccessivi costi della Politica e della Pubblica Amministrazione e, quindi, deve tagliare abusi, caste e sprechi, non può creare direttamente o facilmente nuovi posti di lavoro. Se, infatti, nei tagli ha solo l’imbarazzo della scelta, nella creazione di nuova occupazione, di scelte ne ha veramente poche.
Una, senz’altro, è far partire la realizzazione di opere pubbliche, magari  riprendendo e portando a termine le opere, e sono tante e troppe, lasciate incompiute e nell’occasione citarne ai danni tutti i responsabili ed un’altra è creare le condizioni perché le aziende private decidano di assumere a tempo indeterminato nuove risorse.
Naturalmente questo può avvenire solo se le aziende, italiane o estere, trovano condizioni economiche ed ambientali per assunzioni a tempo indeterminato molto incentivanti e più vantaggiose che per assunzioni temporanee, occasionali o con contratti a progetto.
Limitando, per ora, l’attenzione alle sole condizioni economiche, si possono fare molte ipotesi da valutare attentamente avendo a disposizione dati ed un programma di simulazioni.
Innanzitutto sarebbe opportuno allineare i metodi del calcolo dell’imponibile tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi e così dovrebbe comparire nell’imponibile del dipendente tutta la quota, in particolare quella Inps, che attualmente l’azienda versa per ogni dipendente e che verrà trattenuta e consegnata dal datore di lavoro, come avviene per l’Irpef.
Per i nuovi assunti questa quota sarebbe a carico solo del dipendente per il quale, ai fini Irpef, lo scaglione minimo non partirebbe da un imponibile zero, bensì da almeno 10000 euro annui.
In questo modo l’azienda risparmierebbe oltre il 30% su ogni nuova assunzione ed il dipendente si pagherebbe l’Inps con il risparmio dell’Irpef fino a 10000 euro ed avrebbe, nel frattempo, il lavoro.

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di legare le fasce o gli scaglioni del pagamento Irpef, da parte delle aziende,  all’utile lordo ed al numero di dipendenti a tempo indeterminato che lo hanno determinato. In questo modo si danneggerebbe, solo ai fini delle tasse, l’azienda più virtuosa, cioè con un’alta produttività per addetto, ma non sarebbe ingiusto in quanto, probabilmente, ha prodotto con margini troppo elevati e quindi è corretto che paghi di più, e nel frattempo si incentiverebbe l’assunzione di altro personale fino ad un limite valutato congruo con il fatturato e l’utile lordo.

In conclusione, mai come su questo tema si richiedono bravura tecnica ma anche molta creatività.         

domenica 19 febbraio 2012

Dov'è il Sindacato dei Doveri?

Milano 18/02/2012

Dov’è il “Sindacato dei doveri”

L’enorme numero di leggi che regolano il comportamento dei cittadini, delle imprese e degli apparati statali ha visto nascere un complesso sistema di vigilanza, di controllo e sanzionatorio.
Sono centinaia i principali organi di controllo e vanno dal più piccolo comando dei vigili del più piccolo comune, ai collegi sindacali delle aziende, alle Camere di Commercio e così via fino all’istituto di vigilanza della Banca d’Italia.
Ma sull’operato di ognuna di questa miriade di ‘poltrone e poltroncine’ ci vorrebbe una trattazione a parte e, infatti, ogni giorno veniamo a conoscenza di scorrettezze o meglio “malefatte” di cui sono corresponsabili quelli che dovevano vigilare per evitare che si verificassero.
Quando vediamo in TV riprese aeree di interi quartieri nati abusivamente o sentiamo che i soldi dati a partiti, anche ormai inesistenti, vengono rubati o investiti all’estero, proviamo tutti, compreso chi non è uno stinco di santo, solo amarezza, rabbia e disgusto per chiunque ci governi e rappresenti.
Se viene aperto un cantiere il vigile del posto, e si chiama vigile perché deve tenere gli occhi aperti e non deve aspettare la denuncia di un cittadino, deve verificare che tutte le licenze siano regolari e deve avvertire le altre autorità di controllo dell’opera, ispettorato del Lavoro, ASL, Vigili del fuoco, ..e chiaramente l’amministrazione comunale. Se poi questo cantiere è proprio nel paese, il non vedere e il non sapere non giustifica nessuno.
Io toglierei subito l’incarico a tutti quelli che avrebbero, direttamente o indirettamente, vedere e controllare ed in presenza di conseguenti danni finanziari per la collettività, ne chiederei il  risarcimento, altro che liquidazioni d’oro!
Purtroppo ogni giorno siamo bombardati dalla scoperta di nuovi scandali che, in gran parte, vedono coinvolti politici, amministratori, ecc…
Ora, nei casi in cui si ipotizzino lesi i diritti di in lavoratore iscritto ad un sindacato, quest’ultimo mette in piedi anche grandi azioni di protesta, che in genere risolvono positivamente il problema. Anche i semplici cittadini ora hanno i loro sindacati, forse troppi, per far valere almeno alcuni diritti fondamentali.
Tutti questi sindacati ed associazioni sono nati per la difesa dei diritti e sono finanziati dai lavoratori e /o dai cittadini. Peccato che sono troppi, pur avendo lo stesso obiettivo, e non hanno bilanci trasparenti, anche se milionari, sì da essere già considerati una nuova forma di casta e business.
Se il danneggiato però è lo stato, come ad esempio l’enorme fiume di denaro speso per opere mai compiute, e sono migliaia su tutto il territorio nazionale, in cui il denaro è stato principalmente utilizzato per ‘oliare’ o foraggiare un’intera filiera di personaggi ed organi coinvolti,
nessuno reagisce e necessita la denuncia di un coraggioso cittadino, magari presentata agli stessi organi in difetto e quindi facilmente insabbiabile.
Ma il dilagare delle ruberie ora non è più accettabile e ci vorrebbero davvero i’cacciatori di teste’, come al tempo del Far West o, più civilmente, un sindacato da finanziare con una parte delle risorse che si dovrebbero togliere a chi non ha svolto il proprio dovere correttamente e lo chiamerei appunto il Sindacato dei Doveri, alle dipendenza dell’ufficio del Presidente della Repubblica, in quanto ‘super partes’.

mercoledì 8 febbraio 2012

E' ipotizzabile l'esistenza di una "Al Qaeda" finanziaria?

08 febbraio 2012

CHI HA  INNESCATO  L’ATTACCO  AGLI  STATI :
     E’ IPOTIZZABILE  L’ESISTENZA DI UNA  “AL QAEDA” FINANZIARIA?

Già da molti anni quasi tutti gli stati del mondo vivono con un debito pubblico e già da qualche anno le nazioni europee hanno un debito paragonabile all’attuale.
Ma nel 2011 (10 anni dopo le torri) è partito un attacco forte al grande debito americano, il cui ‘default’ avrebbe messo in crisi le principali nazioni del mondo ed in particolare la Cina, e solo l’intervento tempestivo e massiccio della Federal Reserve  ha evitato una crisi che avrebbe avuto, di gran lunga, conseguenze peggiori di quella del ’29.
Immediatamente dopo si è scatenata una vera bufera finanziaria sugli stati europei ed in particolare con una cadenza che sembra ‘studiata a tavolino’ su Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo…
Mi sembrava di rivedere uno dei tanti documentari sulla caccia dei leoni alle mandrie degli gnu, in cui i leoni nascosti lasciano passare i più forti e veloci ed attaccano chi è più isolato o più vulnerabile nella retroguardia.
I veri protagonisti di questo mondo finanziario, oltre naturalmente allo stato che, avendo bisogno di denaro contante (e non può stamparlo in assenza di ulteriori riserve auree), mette all’asta titoli di stato, assimilabili a delle cambiali,
sono il mercato e le società di ‘rating’ che valutano e pubblicano l’affidabilità di titoli ed azioni in base alla situazione economica e finanziaria attuale e futura della stato e/o delle Società che li emettono.
Il mercato è in parte conosciuto perché costituito dagli investitori istituzionali come banche, assicurazioni, fondi pensione, fondi comuni di investimento, fondi sovrani, ecc…
Questo mercato è in gran parte regolamentato in quanto per statuto può operare solo su delle tipologie di titoli e/o su titoli con un certo ‘rating’.
Un’altra parte del mercato, invece, è costituito da società finanziarie ‘offshore’, nate spesso nei cosiddetti ‘paradisi fiscali’, che garantiscono l’anonimato, ed in particolare da ‘hedge funds’, fondi altamente speculativi, che dispongono di altissima liquidità ed operano, scommettendo sul futuro, senza scrupoli con vendite allo scoperto, su titoli e derivati come ‘futures’ ed opzioni; non hanno regole e inseguono con spregiudicatezza ‘macchiavellica’,  i loro obiettivi, anche se spesso si dovesse applicare la ‘mors tua, vita mea’. .
Questi ultimi, conoscendo bene come funzionano le società di ‘rating’, le conseguenze sull’operatività di molti investitori istituzionali per ogni cambiamento di valutazione, l’importanza della capitalizzazione sul valore delle garanzie a cui molti soggetti sono obbligati,
possono innescare, mantenere e condizionare un trend ben preciso dell’andamento borsistico.
Se questo riesce, il gioco è fatto; inizia la corsa al ‘si salvi chi può’ tra investitori istituzionali con alleggerimento e svendita dei titoli in portafoglio che rischiano di essere considerati spazzatura e, chiaramente, con lo stop al loro acquisto.
Se solo un paese come l’Italia andasse in ‘default’, mezzo mondo di investitori istituzionali andrebbe in crisi anche irreversibile. Nessuno di loro, quindi, avrebbe avuto interesse a creare questo dissesto finanziario e solo loro necessitano di essere rassicurati, così come le società di ‘rating’, purtroppo poco controllate  e che hanno potuto definire affidabili i titoli della Parmalat fino alla vigilia del fallimento.
Non si può assistere e subire questo sistema e bisogna, da una parte proibire, salvo un loro  disconoscimento ufficiale, alle società di ‘rating’ di parlare prima di un vertice con una specifica commissione politica ed economica europea, in grado di controllare ed accettare i vari parametri della valutazione, e dall’altra parte regolamentare adeguatamente l’altro mercato anonimo e speculativo o addirittura escluderlo dalle contrattazioni in certi periodi e/o per certi titoli.
La sua azione altamente speculativa può portare ad una destabilizzazione in Europa ed America e determinare lotte finanziarie ‘fraticidie’, anticamera di grandi crisi dell’economia reale e di rivoluzioni anarchiche.
Ma non era questo sostanzialmente l’obiettivo di azioni terroristiche?

martedì 24 gennaio 2012

Ridurre i costi della Politica: Cosa si può fare subito


Mercoledì 25 gennaio 2012

    Ridurre i costi della Politica : Cosa si può fare subito

a)      I vitalizi (praticamente pensioni a vita) e ‘benefits’  per cariche politiche sono contrari a qualsiasi logica e vanno eliminati da subito. Ancora più assurda è la cumulabilità dei vitalizi per ogni legislatura.  
Quando si svolge un’attività presso un ente pubblico si percepisce uno stipendio possibilmente adeguato al lavoro svolto e per il resto ci si comporta come qualsiasi lavoratore e cioè si incrementano anzianità di servizio e contributi versati all’INPS.
Chi è già in pensione non può percepirne più di una, ma solo la più favorevole, valorizzata con tutti i contributi versati anche nel periodo di attività nel pubblico.

b)      Le retribuzioni dei politici non devono essere portate nella media europea, ma, finchè siamo in questo stato di “rating”, al massimo si può essere al livello della Spagna, i cui politici percepiscono meno della metà di noi o della Germania.

c)      Bisogna abolire da subito il finanziamento ai partiti.
Il governo dispone di una TV pubblica ed una rete potrebbe essere dedicata ai politici per far conoscere idee e programmi, avendo come garante l’ufficio del Presidente della Repubblica, mentre un sito web ne potrebbe permettere l’interattività con i cittadini.

sabato 21 gennaio 2012

Ridurre lo spread pagando in bot una parte degli stipendi della pubblica amministrazione


L’Italia ha raggiunto ormai un debito pubblico così alto da non essere in grado di pagare neanche gli interessi ed in questa situazione è destinata all’insolvenza o al “default”, come attualmente abbiamo imparato.

Di fronte a tale emergenza è indispensabile trovare subito moneta per rispettare impegni presi e poter pagare anche i dipendenti.

Io, uomo non politico, non sindacalista e non tecnico, ma con discreta cultura, buon senso e molta onestà, adotterei misure che fino ad ora non sono state prese in considerazione.

Lo stato è il più grande datore di lavoro con retribuzioni che non si potrebbe permettere e perciò, da subito, potrebbe garantire retribuzioni nette fino ad una soglia sufficiente per vivere  (es. 20 - 30000 euro annui netti) ed il resto, o solo una percentuale del resto, verrebbe pagato con quella che ora è l’unica moneta di cui dispone e cioè con titoli di stato a zero interessi.
Alla luce del numero elevato di persone dipendenti o ad essi equiparati (come ad esempio  politici, amministratori, pensionati dello stato, ecc.) non sarebbe necessario creare debiti, o parte di essi, fuori del paese ed a tassi inaccettabili.
Se poi la somma ottenuta fosse insufficiente, si potrebbe estendere tale concetto anche ad enti privati con una soglia di gran lunga più alta.
In questo modo non si toglie nulla a nessuno garantendone un risparmio forzato.

venerdì 20 gennaio 2012

Eccoci qua!

Benvenuti nel primo blog di mio padre. A breve cominceranno ad essere pubblicati i post relativi alle sue idee.

Ciao a tutti,
un figlio di mio padre