CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO:
Il Governo cosa può fare?
Un Governo che deve diminuire gli eccessivi costi della Politica e della Pubblica Amministrazione e, quindi, deve tagliare abusi, caste e sprechi, non può creare direttamente o facilmente nuovi posti di lavoro. Se, infatti, nei tagli ha solo l’imbarazzo della scelta, nella creazione di nuova occupazione, di scelte ne ha veramente poche.
Una, senz’altro, è far partire la realizzazione di opere pubbliche, magari riprendendo e portando a termine le opere, e sono tante e troppe, lasciate incompiute e nell’occasione citarne ai danni tutti i responsabili ed un’altra è creare le condizioni perché le aziende private decidano di assumere a tempo indeterminato nuove risorse.
Naturalmente questo può avvenire solo se le aziende, italiane o estere, trovano condizioni economiche ed ambientali per assunzioni a tempo indeterminato molto incentivanti e più vantaggiose che per assunzioni temporanee, occasionali o con contratti a progetto.
Limitando, per ora, l’attenzione alle sole condizioni economiche, si possono fare molte ipotesi da valutare attentamente avendo a disposizione dati ed un programma di simulazioni.
Innanzitutto sarebbe opportuno allineare i metodi del calcolo dell’imponibile tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi e così dovrebbe comparire nell’imponibile del dipendente tutta la quota, in particolare quella Inps, che attualmente l’azienda versa per ogni dipendente e che verrà trattenuta e consegnata dal datore di lavoro, come avviene per l’Irpef.
Per i nuovi assunti questa quota sarebbe a carico solo del dipendente per il quale, ai fini Irpef, lo scaglione minimo non partirebbe da un imponibile zero, bensì da almeno 10000 euro annui.
In questo modo l’azienda risparmierebbe oltre il 30% su ogni nuova assunzione ed il dipendente si pagherebbe l’Inps con il risparmio dell’Irpef fino a 10000 euro ed avrebbe, nel frattempo, il lavoro.
Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di legare le fasce o gli scaglioni del pagamento Irpef, da parte delle aziende, all’utile lordo ed al numero di dipendenti a tempo indeterminato che lo hanno determinato. In questo modo si danneggerebbe, solo ai fini delle tasse, l’azienda più virtuosa, cioè con un’alta produttività per addetto, ma non sarebbe ingiusto in quanto, probabilmente, ha prodotto con margini troppo elevati e quindi è corretto che paghi di più, e nel frattempo si incentiverebbe l’assunzione di altro personale fino ad un limite valutato congruo con il fatturato e l’utile lordo.